sabato 9 febbraio 2013

Comportamenti alimentari: disturbi vari


Per spiegare l'insorgere dei Disturbi del Comportamento Alimentare appare condivisa l'idea di un adeguamento a quei modelli culturali che prospettano ideali di bellezza improntati a standard esagerati di magrezza. Sotto il profilo psicologico e sociale, i fattori che sono ritenuti più frequentemente implicati nell'insorgenza dei disturbi alimentari riguardano la bassa autostima, il perfezionismo, la depressione, l'impulsività, la distorsione dell'immagine corporea, la carenza di rilevanti rapporti sociali, i rapporti familiari e le difficoltà nelle relazioni interpersonali.
I primi studi sull'anoressia nervosa risalgono a diversi anni fa. Le prime descrizioni di pazienti con i sintomi che oggi potrebbero essere diagnosticati più precisamente, risalgono addirittura al 1873, ma fu il medico inglese Richard Norton che nel 1964 descrisse i sintomi dell'anoressia nervosa.
Da allora sono stati fatti diversi studi e soprattutto ricerche in grado non solo di tracciare un quadro più preciso di questi disturbi, ma anche di stabilire fra le psicoterapie quali sono le più efficaci.
Il manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM IV) descrive analiticamente i sintomi che noi abbiamo riportato più sotto in una sintesi descrittiva.
I principali Disturbi del Comportamento Alimentare sono:
L'Anoressia Nervosa porta a un costante rifiuto di mantenere il peso corporeo al di sopra del livello minimo normale per l'età e la statura, si è pervasi da un'intensa paura di ingrassare e da una visione distorta delle proprie forme corporee.
Quindi i criteri diagnostici sono: severa perdita di peso; paura di ingrassare; preoccupazione per il peso e le forme corporee; amenorrea.
La Bulimia Nervosa porta invece ha un costante bisogno di assumere grandi quantità di cibo che poi sono eliminate attraverso condotte compensatorie quali il vomito auto-indotto, l'abuso di lassativi o l'esercizio fisico intenso.
Quindi i criteri diagnostici sono: abbuffate ricorrenti; comportamenti di compenso (vomito, uso di lassativi, diuretici, enteroclismi…); abbuffate due volte alla settimana per un periodo non inferiore a tre mesi; preoccupazione per il peso e le forme corporee.
Spesso questi due disturbi compaiono associati nella stessa persona che alterna periodi di "digiuno assoluto" a periodi di "grandi abbuffate". Se i sintomi non soddisfano la diagnosi di anoressia o di bulimia ma ricalcano una o l'altra sindrome si parla di "Disturbo dell'alimentazione Non Altrimenti Specificato.

Distribuzione e fattori a rischio
Nei paesi occidentali, compresa l'Italia, nella fascia d'età 12-25 anni, su 100 ragazze 8-10 soffrono di un qualche disturbo del comportamento alimentare. Di queste, 1-2 presentano un D.C.A. in forma grave (Anoressia Nervosa, Bulimia Nervosa) per le quali le terapie sono spesso lunghe e faticose, le altre di un qualche quadro a specifico, più lieve e spesso transitorio. Fino a una decina di anni fa erano disturbi tipici della classe più benestante, mentre oggi possiamo dire che questa distinzione non è più vera.
Vi sono quindi alcuni fattori specifici che più facilmente mettono a rischio la popolazione. Vediamoli:
Innanzitutto l'età. Come abbiamo detto la fascia più colpita è quella fra i 12 e 25 ma la frequenza maggiore la troviamo più precisamente fra i 14 e i 18 anni. In questa età il corpo si trasforma - ed è quindi oggetto di attenzione - e nel contempo cominciano ad essere particolarmente interessanti e di "feroce efficacia" i complimenti o le critiche dei coetanei. Un periodo delicato per diversi motivi, ormai ben noti alla psicologia. Ancora a rischio sono maggiormente le ragazze il 90-95% dei pazienti appartiene infatti al sesso femminile. Sembrano maggiormente a rischio i giovani con famiglie all'interno delle quali si vivono situazioni difficili, come malattie croniche, disturbi psichici, relazioni familiari critiche, altri casi di disturbi del comportamento alimentare all'interno della famiglia, diete in famiglia, una particolare attenzione al peso e alle forme corporee da parte dei genitori o dei fratelli/sorelle. La cultura è fattore predisponente: sono infatti disturbi tipici della cultura occidentale, sono rari i casi in oriente.
Risulta quindi evidente che vi è una multifattorialità di cause che intervengono all'insorgere del disturbo. Secondo Garner vi sarebbero "fattori predisponenti" (individuali, famigliari e culturali) che appunto preparano il terreno facile. L'esordio avverrebbe in concomitanza a "fattori precipitanti" come per es. l'insoddisfazione per il peso e le forme corporee dovuta magari alle critiche di amici o a situazioni difficili di confronto nell'ambiente scolastico. A questo punto la decisione più frequente è quella di iniziare una dieta. Solitamente la dieta funziona molto bene e la ragazza o il ragazzo comincia a ricevere complimenti e soddisfazioni, che da una parte nutrono la propria autostima, dall'altra "rinforzano" la convinzione che la dieta è la cosa giusta da farsi: fattore perpetuante. Questo circolo vizioso rende oltremodo difficile l'interruzione della malattia.
In un primo momento è evidente che le pazienti ritrovano nella dieta una buona alleata e le conseguenze di un comportamento alimentare scorretto non sono ancora così evidenti. Per questo motivo la motivazione al trattamento arriva solitamente molto tardi, quando ormai il disturbo è cronicizzato e complesso.
Le conseguenze negative sia psicologiche che organiche non tardano più di tanto ad arrivare ed è a questo punto che anche la paziente non è così euforica come nei primi mesi della dieta, ma allo stesso tempo sa bene che non vuole riprendere il suo peso che la renderrebbe "orribile", inaccettabile , non adeguata… come prima.
Insomma si ritrova nuovamente in una sistuazione di isolamento, non riesce più ad ascoltare il proprio corpo per sapere quando a fame e quando è sazia (né sa quando è felice e cosa la potrebbe rendere felice), vive allora nel terrore di aver sempre mangiato troppo. Si pesa continuamente o evita di pesarsi per paura di deludere se stessa e gli altri, di non essere così brava come prima. Ogni riferimento/valutazione della propria vita diventa ed è solo il cibo. Oltre a queste conseguenze psicologiche che alimentano il disturbo purtroppo spesso la paziente può arrivare a un livello tale di denutrizione, per il quale è assolutamente necessario il ricovero ospedaliero con alimentazione forzata.

Con queste poche righe spero di aver raggiunto alcuni obiettivi
  • Dare una breve descrizione - non esaustiva - dei sintomi dei disturbi dell'alimentazione.
  • Qualche cenno sui fattori che mettono a rischio la nostra popolazione, soprattutto di giovani.
  • Infine quali possono essere le conseguenze di questi patologici comportamenti alimentari, spesso sottovalutati dai famigliari ma anche dai medici di famiglia.
Negli ultimi anni si è cercato di fare un lavoro capillare di prevenzione, in linea anche con le indicazioni del Ministero della Sanità. E' infatti molto importante mettere a conoscenza sia i ragazzi che i genitori di questi rischi per la salute sia fisica che psichica.
"Prevenire è meglio che curare" recitava uno spot di qualche anno fa. Se però avete dei dubbi su questi disturbi e voi o qualche conoscente temete che possa aver cominciato ad applicare diete rigide o condotte di eliminazione (vomito, lassativi…) e siete preoccupati per lei/lui, la cosa migliore è rivolgersi ad uno specialista e per questo vi rimando all'articolo "Non sto bene… Che fare?"
Come sempre è molto più efficace e veloce l'intervento terapeutico se intrapreso all'esordio del disturbo, è quindi molto importante intervenire al più presto. E' importante inoltre sottolineare che il colloquio con uno specialista può essere anche solo di valutazione, senza per questo obbligare la paziente ad intraprendere la terapia, nel caso in cui ella stessa non sia motivata, o valutato il caso non patologico.

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